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Immagine del redattoreROBERTO MARCHETTI

Burnout tra il personale sanitario, Marchetti (Simedet)

"Le tecniche di psicologia dell’emergenza di defusing e debriefing, sono applicabili a distanza e permettono di supportare gli operatori sanitari idealmente in qualsiasi momento» sottolinea Roberto Marchetti, psicologo dell’Ordine degli Psicologi del Lazio"

È «boom» di pensionati tra i «camici bianchi», nella stagione (fragilissima) della pandemia, in cui la loro carenza assume contorni preoccupanti: dal 2014 al 2020 la percentuale dei medici di famiglia andati in quiescenza segna +290%, in incessante ascesa (da 898 a 3.500, nel periodo esaminato).


Più bassa, ma non meno sostanziosa, la quota di specialisti ambulatoriali nella schiera dei percettori di trattamenti previdenziali, giacché, sempre dal 2014, sono incrementati del 182% (da 411 a 1.160) con un aumento ancora più marcato per il 2021 (dati ENPAM).


«Una delle principali cause della richiesta di pensionamento è l’attuale situazione psicologica di molti professionisti sanitari che sono stati sottoposti ad un stress psicologico maggiore, che si può paragonare ad una sindrome da stress post – traumatico di cui sono affetti spesso i militari dal ritorno da missioni militari particolarmente cruenti», sottolinea Roberto Marchetti, psicologo dell’Ordine degli Psicologi del Lazio e membro della Simedet, Società italiana di Medicina diagnostica e terapeutica.


«Nelle prime fasi dell’epidemia la categoria più coinvolta in ambito psicologico risultavano essere i giovani universitari ed i teenager alle prese con le restrizioni dettate dal Covid, che nella fase iniziale più degli altri si sono trovati a chiedere aiuto e supporto psicologico. Ciò che più mancava, a tutti coloro costretti alla didattica a distanza, era ed è la socialità con i propri compagni e coetanei, la possibilità di uscire, frequentare gli amici a scuola in palestra e nei luoghi d’incontro. Una situazione di malessere, incertezza e inquietudine con conseguenze sugli equilibri familiari. I genitori infatti sono diventati la seconda categoria che più si è rivolta agli psicologi per un consiglio su quali comportamenti adottare e come risolvere situazioni più o meno drammatiche sia con i figli che nella coppia. I principali sintomi riscontrati sono la paura generalizzata nei confronti del virus, il timore ad uscire, l’ansia nel gestire la solitudine piuttosto che la costrizione tra le mura domestiche. Stati d’animo che si riscontrano nelle persone anziane come nei giovani»

«Andando avanti con la pandemia il range demografico si è ampliato a macchia d’ olio coinvolgendo ragazzi sempre più giovani ed adulti sempre più anziani. Mentre questi ultimi si sono rivolti agli psicologi nella maniera tradizionale quindi presso lo studio del professionista o per telefono, le generazioni più giovani, i nativi digitali, hanno sperimentato le piattaforme che forniscono “abbonamenti” di sedute in base alle proprie esigenze. Questo è sicuramente positivo perché si ha un facile accesso al sistema, si paga con carta di credito e si prende un appuntamento che può essere sia immediato che programmato nel tempo senza uscire di casa in accordo con lo psicologo. La situazione è diversa per i disturbi più gravi o per applicare determinate tecniche che , dal vivo, hanno maggiore successo».

«Sicuramente coloro che potrebbero beneficiare di questo “nuovo” sistema sono gli operatori sanitari. È accessibile, fruibile in qualsiasi momento, economico e comodo in quanto il professionista ed il paziente possono mettersi d’accordo sui tempi in autonomia.


Gli operatori sanitari sono esposti da inizio della pandemia ad un ulteriore stress aggiuntivo e continuo che è già proprio delle professioni di aiuto e che, mentre si mantiene constante, logora l’operatore fino ad arrivare ad una vera e propria sindrome da stress post traumatico. Le tecniche di psicologia dell’emergenza di defusing e debriefing, sono applicabili a distanza e permettono di supportare gli operatori sanitari idealmente in qualsiasi momento nel rispetto delle norme anti Covid e della reciproca disponibilità. Il defusing è un intervento breve condotto da uno psicologo con colloqui singoli o di gruppo, che si tiene su soggetti reduci di un evento fortemente drammatico o traumatico. L’obiettivo di questo intervento è cercare di iniziare a rielaborare brevemente e/o collettivamente il significato dell’evento, ed a ridurne l’impatto emotivo. Durante il colloquio si ha l’opportunità di parlare dei fatti inerenti all’accaduto, dei propri pensieri e del proprio vissuto emotivo in relazione a quanto occorso. Il defusing è per certi aspetti una versione ridotta e modificata del debriefing, che permette di valutare se sia necessario un intervento più strutturato».


«Il lavoro on line svolto correttamente, può aiutare a diminuire o permettere di rimodulare l’intensità delle reazioni emotive inevitabilmente generate da un’esperienza difficile, la prevenzione e la tempestività della richiesta di aiuto possono essere determinanti per una prognosi positiva ed una duratura qualità della vita».


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